23/11/2022

Economia circolare addio se passa revisione direttiva imballaggi da parte Ue

Economia circolare addio, comparto del riciclo anno zero si potrebbe dire, se dovesse essere approvata nella forma proposta la revisione della direttiva imballaggi da parte dell’Unione Europea che mette a rischio l’intero comparto dell’industria del riciclo e che per fortuna trova da subito la ferma opposizione anche di Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. La riforma privilegia il riutilizzo ma lo fa a scapito del riciclo e senza tener conto delle diverse tipologie di imballaggio e del loro ruolo strategico in termini di conservazione del prodotto e informazione dell’utente finale, soprattutto in alcuni settori come quello del food, con impatti inevitabili anche sulle abitudini di consumo. Per non parlare dei notevoli risultati raggiunti da alcune filiere, come quella cartaria, nel riciclo degli imballaggi monouso e nel tasso di circolarità. Comieco è abituato a non esprimere opinioni di parte, o prese di posizione ideologiche. Preferisce fare parlare i fatti e proseguire quel percorso visionario iniziato decenni fa e farsi ancora resiliente trasformando le difficoltà in opportunità e in positivo.
    Ovviamente nessuno contesta l’importanza e il valore del riutilizzo, ci mancherebbe. Non a scapito del riciclo, però, e soprattutto favorendolo aprioristicamente e ignorando le valutazioni sul ciclo di vita degli imballaggi che in diversi casi dimostrano come gli imballaggi monouso, grazie al riciclo, siano più sostenibili di quelli riutilizzabili. Si trascurano poi (se le modifiche divenissero realtà) le specificità dei diversi materiali e i risultati di un modello industriale - perno dell’economia circolare - raggiunti anche grazie ai notevoli investimenti dell’impresa del riciclo soprattutto in termini di innovazione, stimolati anche grazie alle risorse messe a disposizione proprio dall’Europa con il Programma di ripresa Next Generation EU e attuato in Italia con il PNRR. Una delle conseguenze di questo approccio così rigido e verticistico è che verrebbero poi considerati non riciclabili alcune tipologie di imballaggi - tra cui i compositi a base di carta - nonostante allo stato attuale siano perfettamente riciclabili ed effettivamente riciclati. Un assurdo a cui si aggiunge la discutibile scelta legislativa di affidare la revisione di una materia così importante ad un regolamento anziché ad una direttiva, strumento che invece consentirebbe agli stati membri di applicarla tenendo conto delle peculiarità del proprio sistema economico e industriale. 
   A dare spessore alle nostre affermazioni è il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “L'Italia nel 2021 - si legge in una nota ufficiale - ha avviato a riciclo il 73,3% degli imballaggi immessi sul mercato: 10 milioni e 550mila tonnellate, vale a dire 7 imballaggi su 10, superando il target europeo al 2025 del 65%. Il Pnrr ha previsto investimenti nell’ impiantistica del riciclo e nell’infrastrutturazione della raccolta differenziata per 2,1 miliardi di euro e il Ministero sta chiudendo le graduatorie per l’erogazione dei finanziamenti”. “La proposta di regolamento sugli imballaggi circolata nei giorni scorsi ci lascia perplessi, sia per il veicolo normativo scelto, un regolamento, che non lascia alcuna flessibilità di applicazione, sia per i contenuti - viene sottolineato nel comunicato -. Le scelte devono essere supportate da valutazioni tecnico scientifiche che consentano, a parità di obiettivi ambientali, di perseguire i modelli che comportano i benefici maggiori sotto il profilo sociale ed economico. Inoltre, se un modello nazionale funziona (ed è questo il caso del sistema di gestione degli imballaggi italiano, basato su raccolta differenziata integrata, ove necessario con raccolta selettiva) la normativa comunitaria deve supportarlo e non sostituirlo con un altro dall’efficacia incerta”. Per questo motivo su indicazione di Pichetto, il Ministero ha aperto un confronto – sostenuto da Conai e tutto il sistema consortile e dall’intero mondo associativo - perché si intervenga “nelle sedi opportune a livello comunitario”.    Non lo dice Comieco, lo dice il Governo. E siamo confortati anche dalle dichiarazioni del ministro: "l'Italia non può accettarlo: siamo pronti a discutere sulle modalità, ma il nostro è un modello vincente e lo dobbiamo perseguire. Diremo ‘no’ a un regolamento che non condividiamo”.  Noi ribadiamo che ad esempio per quanto riguarda la carta e il cartone il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici ha già superato l’obiettivo dell’85% fissato dall’UE e inoltre, il tasso di utilizzo della fibra riciclata per la produzione nazionale è oltre il 63%. In sostanza la filiera è stata in grado di far fronte alle emergenze degli ultimi anni  (blocco delle esportazioni in Cina, Covid, guerra, crisi energetica), mantenendo sempre la piena operatività ed efficienza pur con l’aumento dei costi di energia, gas e materie prime. In due parole: si chiama autonomia energetica, cultura dell’ambiente e dei consumi. Proprio quello che tutta l’Europa chiede

Questo sito utilizza cookie tecnici solo per offrire un'ottimale navigazione di questo sito. Per maggiori informazioni consultare la Cookie Policy.
This website uses technical cookies only to offer optimal navigation of this website. For more information read the Cookie Policy.