Un nuovo studio condotto dal Centro di RMIT - University’s Centre for Design - e commissionato da CHEP in Australia dal titolo "Il ruolo del packaging nel ridurre al minimo i rifiuti alimentari nella catena di fornitura del futuro", mette in luce le opportunità per l'industria di ridurre i rifiuti alimentari attraverso l'imballaggio primario, secondario e terziario innovativo e sostenibile.
Mentre le famiglie sono il più grande generatore di rifiuti alimentari in discarica (2,7 milioni di tonnellate ogni anno), la relazione dimostra che nel settore commerciale e industriale, i maggiori produttori sono servizi di ristorazione (661 mila tonnellate), seguiti dalla produzione di cibo (312.000 tonnellate), vendita al dettaglio (179.000 tonnellate), e distribuzione all'ingrosso (83.000 tonnellate). Tuttavia, i tassi di recupero di rifiuti alimentari sono estremamente elevati nel settore manifatturiero (fino al 90%).
Mentre alcuni rifiuti alimentari nella catena di fornitura sono inevitabili, altri rifiuti si possono evitare ad esempio ottimizzando la gestione delle scorte alimentari, evitando il sovraffollamento sugli scaffali del punto vendita, o minimizzando i danni del prodotto durante il trasporto e la movimentazione.
Tra le opportunità per ridurre al minimo i rifiuti alimentari l'imballaggio svolge poi un ruolo fondamentale attraverso l'innovazione e il design, come ad esempio una migliore ventilazione e controllo della temperatura per i prodotti freschi e una migliore comprensione delle dinamiche tra i diversi livelli di confezionamento.
Esempi di soluzione alle maggiori problematiche nella catena di fornitura:
- Adozione di nuovi materiali di imballaggio e tecnologie per estendere la shelf life degli alimenti freschi e trasformati.
- miglioramento della progettazione di imballaggi secondari per assicurarsi che siano adatti alla protezione del cibo attraverso la catena di approvvigionamento, per evitare danni durante il trasporto.
- formazione sul significato delle diciture relative alla data di scadenza.