09/05/2012

La Galleria Rubin incontra Tom Gallant

L’artista Tom Gallant, londinese, produce raffinati lavori di intaglio frutto di una tecnica antica e di estenuante manualità. Lo abbiamo interpellato perché ci parlasse del suo lavoro nel duplice aspetto teorico e pratico.
Prima di lei abbiamo intervistato gli artisti Zimoun. Liz Glynn e Guy Laramee. Lavorano tutti con la carta in modo più o meno sofisticato ma desiderano essere considerati dei concettuali, cioè sono più interessati al significato che all’aspetto decorativo o estetico di ciò che producono. Lei come si colloca?
In teoria sono interessato al concetto ma in pratica sono artigiano o designer. Penso di fare lavori che sono molto coerenti dal punto di vista dell’idea ma assai elaborati e stratificati in termini formali. Comunque, nel momento in cui si comincia a fabbricare un oggetto, entrano sempre in gioco valori estetici e si è obbligati ad andare oltre il concetto per inoltrarsi nella decorazione, la superficie, il livello conscio della percezione.
E’ possibile dettare idee e farle produrre da altri, come Kosuth e Sol Lewitt . Personalmente ho scelto di sacrificare i miei occhi e mani piuttosto che lavorare con degli assistenti. Ho anche scelto di attrarre con motivi di classica bellezza piuttosto che inquietare con immagini repellenti o scioccanti.

Si sentirebbe di dire che oggi esiste una forte dicotomia tra artisti che esplorano aspetti intellettuali, morali e politici e quelli che sono più interessati alla tecnica e ai valori formali?     C’è un pronunciato dislivello tra artisti che si occupano dei grandi temi socio-politici con performance e installazioni e quelli che producono banali decorazioni. Eppure tutto potrebbe essere ribaltato producendo lavori impegnati di grande potenza con l’intaglio della carta e opere semplicemente narcisistiche con i rasoi e veli neri degli artisti “da museo”. Io credo che la chiave sia la qualità e un sistema di valori basato sull’integrità del fare e del pensare.

La ricerca dell’eccellenza tecnica è un limite nell’esplorare i grandi problemi etici, politici e culturali posti dall’arte contemporanea?
L’eccellenza tecnica non dovrebbe essere una barriera. Questo è più un problema di chi ha il potere nell’arte che degli artisti. C’è anche una prevalenza della tecnica nelle industrie creative come il design e la pubblicità e questo potrebbe diminuirne il valore nel mondo dell’arte.

Potrebbe spiegarci la sua tecnica in dettaglio e raccontarci della sua istruzione per apprendere il mestiere?
Provenivo da un retroterra di design e illustrazione e mi sono specializzato in processi di stampa. Questo mi ha spinto ad apprendere piuttosto presto l’uso della computer grafica. Per molti anni ho lavorato con artisti affermati nella messa a punto digitale dei loro progetti. La svolta è arrivata quando ho avuto in mano accidentalmente degli intagli di carta cinesi. In qualche modo il processo di stampa stratificato che mi aveva affascinato si poteva riproporre con una tecnica umile e antica. Le prime esperienze le ho fatte ritagliando dei modelli dell’arte cinese in carta di giornale cercando di perfezionare i dettagli e provando vari strumenti di taglio. L’incontro con la novella di John Fowles “The Collector” mi ha influenzato. Il mondo e il linguaggio della letteratura folk e dei suoi addentellati storici e di costume sono stati un costante punto di riferimento. 
Il mio lavoro viene predisposto attraverso un’accurata simulazione digitale. In questo modo riesco anche a calibrare le ombre determinate dalla sovrapposizione dei fogli. Scelgo le pagine di giornale in cui eseguire l’intaglio e metto a registro le sagome. L’ultimo stadio è l’incorniciatura in cui i singoli fogli si sovrappongono mediante incollaggio su una lastra di vetro. L’aspetto più particolare del mio lavoro è l’addestramento al taglio perfetto, soprattutto negli angoli, senza che si notino cambi di direzione e sempre tenendo la lama perpendicolare al foglio. Questo garantisce che non si veda il bianco della carta stampata e che si possano raggiungere livelli sempre più alti di dettaglio. Alla lunga il risultato qualitativo è superiore a quello di una taglierina laser o una fustella.

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